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Diego Soldà, Studio la Città 2024
photo credit: Michele Sereni
Nel lavoro di Diego Soldà, i processi di stratificazione, catalogazione e accumulo del colore si intrecciano profondamente con la nozione di tempo, rendendolo tangibile e centrale nella narrazione artistica.
La stratificazione è un elemento chiave: il colore viene depositato in velature continue, una dopo l’altra, che non si fondono ma mantengono la propria unicità, sintetizzando il tempo stesso in una concezione prospettica. Le opere crescono strato dopo strato, un processo che può durare settimane, costituendo un vero e proprio “humus temporale” che permette allo sguardo di costituirsi. La pittura, liberata dal supporto bidimensionale, acquisisce spessore e materialità, rivelando la sua struttura interna e il tempo impiegato per la sua creazione.
La catalogazione del colore diventa una metafora di ricordi e attimi vissuti, collegandosi alla ritmicità e al moto perpetuo dell’esistenza. Ogni sfumatura è una pagina di un diario, annotazione di esperienze che si sedimentano nel tempo.
L’accumulo di colore rivela il cromatismo attento e scelto, depositato nel tempo secondo una visione dettata dal susseguirsi costante di elementi sovrapposti, agglomerati di colore che emergono oltre la superficie rappresentano un’ulteriore forma di accumulo che testimonia il persistere del gesto e del tempo impiegato, come un “diario solido e duraturo”, un’elevazione della temporalità dove ogni istante è sospeso e ogni pennellata è attribuibile alla memoria del “fare”.
Studio la Città, 2025