Il vento non ha fretta.
Cercare di capire cosa viene scaraventato in aria e in quale direzione. Il vento è velocità, trasformazione, senza origine. Non esiste come materia, ma come fenomeno. Una presenza senza forma, resa visibile solo grazie a ciò che tocca, a ciò che muove. Conosciamo il vento senza vederlo, ma ne percepiamo l’effetto e la sua relazione con ciò che è vivo.
Anche gli artisti sono mossi da questa corrente invisibile. Condividiamo lo stesso vento. Ci disorienta, ci spinge e ci indirizza verso luoghi imprecisati. Non si sa mai bene se si è nella direzione giusta o se la destinazione sia importante. È qui che vive l’arte: nel mezzo.
Non qui, non là, ma in un luogo più marginale. Questo stare in mezzo è necessario: tiene le cose appena fuori dalla nostra portata, mantenendole in sospeso, in movimento.
Come si fa a proteggere il vento, questa entità mutevole e priva di massa? Forse solo diventando come lui: inafferrabili, inconoscibili, sconosciuti persino a sé stessi. Essere come il vento significa rimanere in movimento, non bloccati, liberi.
E affrontare così il quotidiano nell’arte con il coraggio di ricominciare. Riprogettare il mondo da zero, attingendo alla forza di processi e idee originali – idee che potrebbero rimodellare anche le loro stesse radici, magari attraverso piccoli gesti silenziosi. Perché il mondo ha bisogno di quei gesti. La tenerezza è rivoluzionaria.
Siamo una comunità che si muove attraverso questi gesti. Ci sosteniamo a vicenda con atti che si oppongono alla competizione, all’ esclusione. Non sempre conosciamo la nostra dimensione o la nostra posizione, ma ci percepiamo l’un l’altro. Nuotiamo nella stessa provincia estesa.
E ci riconosciamo non per il nome, ma per il nostro modo di fare.
Studio la Città
Lungadige Galtarossa, 21 37133 Verona – Italia
fino al 21 novembre 2025
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