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Franco Passalacqua, Studio la Città 2025
photo credit: Michele Sereni
Nelle opere di Franco Passalacqua si può osservare un rapporto significativo tra una rappresentazione artistica minimale e un “mantra interiore naturalistico”:
Passalacqua scompone la natura nei suoi componenti, prendendo la chioma degli alberi, quasi fossero corpuscoli atomici escludendo la figura umana, le case e persino i tronchi…. Questo estremizza il tema del verde e richiama una natura autosufficiente. Questo elemento ripetuto diviene il “modulo” della sua espressione.
Questa ripetizione quasi maniacale della fitta vegetazione come una texture fatta di minutissimi segni è stata paragonata a un mantra o a un rosario.
Parallelamente a questa tendenza verso il minimalismo, si percepisce un “mantra interiore naturalistico”: nonostante l’evoluzione del suo stile, l’oggetto principale della sua indagine rimane costantemente la natura, che con il lento e accorto lavoro di “tessitura” attraverso la ripetizione del segno pittorico è visto come un esercizio di meditazione, in parallelo con l’operare biologico lento e costante della natura….
L’accumulo e l’assolutizzazione di forme particolari come le foglie mirano a raggiungere la “natura naturans”, il principio generativo di ogni forma naturale.
Il lavoro di Passalacqua è legato “corpo e anima” alla propria terra, l’Umbria. La ripetizione minuziosa di elementi naturali come foreste e alberi dà la sensazione di un ambiente noto, caro, familiare, quasi ancestrale.
Studio la Città, 2025